Il canto delle Sirene a Reggio Calabria

Hai presente che cosa sono gli spin-off? -Certo, per chi mi hai preso?- Bè per i pochi che invece non lo sanno uno spin-off in ambito televisivo è un serie che ha come protagonista un personaggio secondario di un telefilm di successo. È così che possiamo definire la statua delle Sirene dello Stretto di Reggio Calabria: uno spin-off del poema epico omerico che ha per protagonista Odisseo – Ulisse per gli amici-.

Nei pressi del mare a Reggio Calabria l’eco delle Sirene dello Stretto

Ci troviamo su uno dei tratti del lungomare di Reggio Calabria: il lungomare di Falcomatà, definito “il più bel chilometro d’Italia”. Gli 1.7 chilometri del lungomare sono punteggiati di monumenti -l’arena dello stretto, il monumento ai caduti, le tre statue di Rabarama, solo per citarne alcuni- da ammirare all’ombra di palme e maestosi alberi secolari.

alberi lungomare falcomatà

Passeggiando tra monumenti e alberi ad un certo punto ci si imbatte in un connubio fra i due: la statue delle Sirene dello Stretto.

Le Sirene e i loro sinuosi corpi legnosi

La statua delle Sirene nasce da un matrimonio -felice- tra l’idea di omaggiare il capoluogo calabrese di un nuovo monumento e di dare una seconda vita al tronco di uno degli alberi pluricentenari del Lungomare. Le Sirene dello Stretto sono infatti interamente scolpite in legno. Su quello che è ancora possibile riconoscere come tronco sono rappresentati alcuni dei nemici di Ulisse: ben sette sirene dai capelli colorati si snodano in due tipologie di rappresentazioni diverse, accompagnate da un intruso con un occhio solo, Polifemo -beato fra le donne-.

Uccello o pesce?

Le sirene sono dei mostri con il busto di donna e la parte inferiore di uccello. -Sì hai capito bene: uccello!-

le Sirene dello Stretto Reggio Calabria

La rappresentazione della sirene con la coda da pesce risale infatti solo al medioevo; nella mitologia greca le sirene non erano affatto creature marine. La maga Circe al momento della partenza del suo amatissimo Ulisse dal suo regno lo mette in guardia parlando infatti di un’isola delle Sirene.

“Le Sirene, sedendo in un bel prato,
mandano un canto dalle argute labbra,
che alletta il passegger; ma, non lontano,
d’ossa d’umani putrefatti corpi,
e di pelli marcite un monte s’alza.”

“Odissea”, Omero – Canto XII

Lo scultore delle Sirene dello stretto sceglie di collocarsi tra età antica e medioevo: alcune Sirene sono fedeli alla tradizione mitologica, altre sono più moderne con le loro code di pesce.

le Sirene dello Stretto Reggio Calabria

Ma torniamo al mito.

Le sirene e Polifemo nell’Odissea

Nella mitologia greca si narra che i marinai che venivano ammaliati dal canto delle Sirene perdevano qualsiasi capacità di prendere decisioni: rimanevano semplicemente fermi, immobili, senza alcuna capacità di intendere e di volere, a godere della bella melodia prodotta dai mostriciattoli alati, finché il loro corpo non cominciava ad imputridirsi e loro -sai com’è- a morire di fame, di sete… Ulisse, prima di affrontare il pericolo di Scilla e Cariddi, riesce a sfuggire alla seduzione delle sirene grazie a uno stratagemma suggerito da Circe: fa colare della cera nelle orecchie dei suoi compagni in modo che non possano sentire il bel canto omicida. E per quanto riguarda lui stesso, si fa legare saldamente all’albero maestro, in modo da poter sentire il leggendario canto -chi ha sentito qualcuna delle storie di Ulisse sa bene quanto lui sia curioso per natura-, ma da non essere in grado di abbandonarsi ad esso.

Ulisse e le Sirene
John William Waterhouse: Ulysses and the Sirens

Polifemo è uno degli altri antagonisti per eccellenza di Ulisse. Odisseo e la sua ciurma lo incontrano nella terra dei Ciclopi, una popolazione di mostri giganti dotati di un solo occhio e inclini a non disprezzare la carne umana, di cui anche Polifemo fa parte. Ulisse, dopo aver perso sei compagni triturati dai denti del mostro, riuscirà a scappare accecando l’occhio di Polifemo.

Ulisse e i suoi compagni accecano Polifemo
Credits: Sailko

L’opera di un fulmine e di Ermonde Leone

Dobbiamo ringraziare innanzitutto gli agenti atmosferici se oggi possiamo godere della vista della straordinaria scultura delle Sirene dello stretto di Reggio Calabria: pare infatti che un fulmine abbia abbattuto un secolare albero di Ficus elastica, anche detto Fico del caucciù, che ha fornito all’artista Ermonde Leone (1931), campano di nascita ma reggino di adozione, il materiale con cui scolpire l’opera. Lo scultore-ceramista si è trovato di fronte un tronco di due metri e mezzo di base, tre metri di altezza e un metro di spessore, che, quasi per una sorta di scommessa, si è apprestato a voler trasformare in un’opera d’arte. Conoscendo l’età a cui l’artista si è messo di buona lena a incidere il legno e in seguito a restaurare tutto il suo lavoro, ritiro i miei ringraziamenti al fulmine e li rivolgo esclusivamente a quest’uomo: le Sirene sullo stretto sono state inaugurate il 14 febbraio 2006, quando Leone aveva ben 74 anni! E per stupirti ulteriormente ti dirò che nel 2015 a 84 anni lo scultore si è rimesso all’opera per restaurare la sua creazione. Il tutto in forma completamente gratuita, come dono alla città in cui ha vissuto, insegnato, scolpito e dipinto per tanto tempo.

le Sirene dello Stretto Reggio Calabria
Polifemo

I nemici delle Sirene

Non si tratta questa volta di Ulisse: i nemici odierni delle Sirene e di Polifemo sono i -barbari!- atti di vandalismo che vengono continuamente perpetrati ai danni della statua. In aggiunta a questi gli altri problemi legati al danneggiamento del monumento sono il naturale deterioramento del legno, costantemente esposto alle intemperie. Da anni i reggini si appellano all’Amministrazione Comunale perché la statua venga in qualche modo protetta, spostandola ad esempio in uno spazio chiuso. Era anche nata l’idea di utilizzarla come stampo per realizzare un’analoga statua in bronzo. Da semplice turista che ha visto la statua una sola volta non posso che sperare che le proteste e inviti a tutelare l’opera vengano prima o poi accolti.

Le Sirene dello Stretto: chi è stato a Reggio Calabria?

D’Annunzio… perché fa figo!

Nel paragrafo DOVE ti ho detto che il lungomare di Falcomatà è stato definito “il più bel chilometro d’Italia”. Questa affermazione è stata da sempre attribuita a Gabriele D’Annunzio. Peccato che D’Annunzio non abbia mai messo piede a Reggio Calabria! Lo storico Agazio Trombetta ha indagato sulla vicenda, dedicando un intero capitolo di un suo libro alla smentita di tale attribuzione. D’Annunzio non ha mai descritto Reggio Calabria in nessuno dei suoi scritti. Il malinteso è nato durante un giro ciclistico in Calabria, il Giro delle Provincia di Reggio, durante cui il telecronista della Rai Nando Martellini ha citato la frase incriminata attribuendola al poeta, come gli era stato riferito da alcuni reggini.

Niente a che vedere con Ariel

Nelle mie -ossessive- ricerche, presa dalla curiosità ho cercato i nomi delle Sirene. Eccoli: Aglaofeme, Aglaope, Leucosia, Ligea, Molpe, Partenope, Pisinoe, Raidne, Teles, Telsepeia e Telsiope. Sono nomi importanti, complessi e -secondo me- anche inquietanti. Niente a che fare con i nomi Ariel o Melody dati alle innocue sirenette Disney!

Song To The Siren – This Mortal Coil

Sono innumerevoli le canzoni dedicate alle misteriose leggende sulle Sirene. Io ho scelto questa:

Per molto tempo sono stato a galla in oceani senza navi
facevo del mio meglio per sorridere
fino a quando i tuoi occhi e le tue dita ridenti
non mi hanno attratto amorevole alla tua isola
e tu cantavi
“Salpa verso di me,
salpa verso di me,
lascia che ti avvolga

eccomi,
sono qui,
in attesa di stringerti

In questo caso la Sirena sta a probabilmente a rappresentare la donna amata o l’amore in generale: un amore vero, profondo, che può far male, in cui si può perdere, esattamente come le Sirene portavano i marinai alla perdizione.

Sono confuso come un bimbo appena nato
sono turbato di fronte alla marea:
Rimarrò tra quelli che si sono infranti?
Mi stenderò con la morte come mia sposa?

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