La statua dei musicanti di Brema: attento a cosa tocchi!

La statua dei musicanti di Brema

Non c’è cartolina proveniente da Brema su cui non sia ben visibile la statua che ritrae i quattro animali protagonisti della fiaba dei fratelli Grimm “I musicanti di Brema”. L’asino, il cane, il gatto e il gallo sono infatti diventati simbolo indiscusso della cittadina, sorpassando monumenti ben più antichi come la statua di Rolando.

La statua dei musicanti a Brema nella suggestiva Marktplatz

Brema è una delle città tedesche più note. Si trova nel Nord-Ovest della Germania ed è un importante porto commerciale. Se, come ho fatto io, alloggerai ad Amburgo, distante 95 km da Brema, la città si presta perfettamente a una gita di un giorno. Ci sono numerose linee ferroviarie che collegano le due città, c’è persino una linea Flixbus che ti porta comodamente -ritardi permettendo- a destinazione. Anche se -ne sono sicura- lo spirito pimpante di questa cittadina a tratti dall’aria antica, a tratti moderna, ti farà venire voglia di trascorrerci ben più tempo. Ed è proprio nel cuore della vivacità, nella sconfinata Marktplatz, che si trova l’allegra statua dei musicanti di Brema: ti basterà rivolgerti con le spalle a Rolando e guardare a sinistra del municipio per avvistarla.

La piramide di animali

Il primo elemento distintivo della statua dei musicanti di Brema è la sua forma o meglio la disposizione degli animali: i quattro amici sono posizionati uno sull’altro a comporre una piramide alta due metri.

La statua dei musicanti di Brema
Credits: A caccia di Stendhal

Questa singolare disposizione non è casuale, ma è tratta da uno dei passaggi più concitati della storia.
Conosci la fiaba dei fratelli Grim? Se la risposta è no, eccone un riassunto; se invece la sai già a memoria salta pure il prossimo paragrafo.

La favola dei fratelli Grimm

Quattro animali in età da pensione, un asino lasciato a morire di fame, un cane da caccia scampato alla morte per mano del suo padrone, un gatto che la proprietaria ha tentato di affogare e un gallo che era sul punto di essere mangiato, si ritrovano sulla strada per Brema -da dove sono partiti non è dato saperlo-. Hanno un piano -geniale- : l’asino suonerà il liuto, il cane i tamburi, il gatto e il gallo canteranno e così metteranno su un complesso di musicisti, che, -come tutti sanno- a Brema sono molto ricercati e strapagati.

Sopraggiunge la notte e con essa una botta di fortuna: i quattro animali, stanchi e affamati, trovano una casa, in cui un gruppo di briganti si stanno ingozzando attorno a una tavola imbandita con ogni ben di Dio. Ecco allora l’idea -e la piramide: dopo essersi disposti uno sull’altro iniziano a cantare, facendo irruzione in casa. I briganti si spaventano: scambiano il quartetto per un diavolo o un fantasma -forse l’idea di fare i musicisti non era poi così geniale eh- e scappano nella foresta. Gli animali si rimpinzano a dovere, spengono la luce e si mettono a dormire, ognuno nel posto che più gli piace. I briganti che nel frattempo hanno riguadagnato un po’ di coraggio, decidono di mandare un povero fesso, tale Sinistro, in avanscoperta. Sinistro entra in cucina e vedendo gli occhi ardenti del gatto, pensa che siano due carboni della brace. Vuole quindi ravvivarli con un fiammifero, ma così facendo brucia il naso del gatto, che -giustamente- lo graffia per bene. Scappando, lo sfortunato uomo inciampa nel cane che gli morde una gamba. Uscendo nel cortile trova ancora l’asino che gli dà un calcio ben assestato, mentre il gallo canta “Chichirichì!”.

Sinistro raggiunge i compagni e li persuade che la casa sia maledetta: in cucina una strega lo ha graffiato con le unghie, poi un uomo gli ha conficcato un coltello nella gamba e nel cortile un mostro gli ha dato una bastonata sul fondoschiena, mentre sul tetto un giudice gridava “Il ladro è qui” (o secondo altre traduzioni “Chi c’è lì”).
I briganti lasciano per sempre la casa e gli aspiranti musicanti decidono che possono anche rinunciare a fare i musicanti e restarsene per sempre in quella comoda casetta.

Fine. Torniamo alla statua.

Se proprio devi toccare, tocca nel modo giusto!

La statua dei musicanti di Brema ha nel complesso un’aria briosa, anche se l’età e la fatica dei poveri animali rifiutati da chi avevano servito per tanto tempo è riconoscibile nel loro portamento ricurvo.

Il materiale in cui è realizzata la statua è il bronzo. Ciò lo si nota anche dalle zampe dell’asino che evidentemente sono state toccate molto volte. Ma chissà se nel modo giusto!

La statua dei musicanti di Brema
Credits: A caccia di Stendhal

Si dice infatti che toccare le zampe dell’asino porti fortuna: toccandole si può esprimere un desiderio o ci si può semplicemente portare dietro un po’ di buona sorte. Ma attenzione! Se tocchi solo una delle due zampe, non funziona: l’asino ha l’altra zampa libera, con cui può elargire i suoi influssi fortunati a qualcun altro!

Gerhard Marcks: quante critiche!

L’idea di realizzare un monumento ai quattro musicanti di Brema iniziò a diffondersi nella città già nel 1938. Brema godeva infatti fin dal 1339 della reputazione di avere ottimi musicanti. Si trattava di musicisti che si esibivano in ricevimenti politici e matrimoni e rappresentavano la città anche al di fuori.
Nel 1951 l’ente per il turismo di Brema contattò Gerhard Marcks (1889-1981), uno degli scultori tedeschi all’epoca più in voga, per la realizzazione della statua.

Lo studio minuzioso

Marcks fu subito entusiasta del progetto che gli era stato affidato e si mise immediatamente a buttare giù uno schizzo a cui rimase fedele anche nella forma finale. Esistevano già diverse illustrazioni sui musicanti, tra cui una delle più famose era senz’altro quella del caricaturista inglese George Cruikshank, a cui Marcks probabilmente si ispirò.

illustrazione di George Cruikshank
I musicanti di Brema: illustrazione di George Cruikshank

Lo scultore berlinese trascorreva da bambino ore intere ad osservare e disegnare gli animali del Zoologischen Garten, lo zoo di Berlino. Aveva anche lavorato in una fabbrica di maioliche in cui realizzava piccole statuette di animali. Era quindi già avvezzo alle fattezze degli animali. Ma, non contento di quello che già conosceva e sapeva fare, volle studiare l’anatomia animale in maniera approfondita sezionando cani, gatti e scimmie morte -non chiedermi perché anche le scimmie-. Voleva apprendere ogni segreto dei loro corpi, solo così avrebbe potuto dare vita in maniera fedele all’asino debole, al vecchio cane, al gatto stanco e al gallo fiacco.

L’accoglienza

Marcks completò la statua nel 1953 e decise di concederla in prestito a Brema, finché la città non avrebbe trovato i fondi per pagarlo. Come succede in molti casi, la statua non ricevette un’accoglienza positiva. L’unione degli artisti di Brema esigeva che fosse un artista locale a creare un monumento, che fosse in grado di soddisfare le alte aspettative che i cittadini nutrivano nei confronti dei musicisti. Le critiche mosse alla statua erano molte: gli animali risultavano troppo moderni e astratti e non erano rappresentativi della realtà perché più piccoli delle loro dimensioni reali. Qualcuno definì il monumento “una vera insolenza, motivo di turbamento per il sentimento popolare” -insomma: povero Marcks! tanto studio per niente-.
Fino ad allora Marcks era conosciuto per avere affrontato tematiche molto serie, come i monumenti ai caduti durante la seconda guerra mondiale. I colleghi gli rimproveravano quindi il passaggio ardito dalla compostezza con cui aveva trattato temi tragici alla leggerezza e vivacità che aveva messo nella fisionomia dei personaggi della favola.

Il difensore

Ma -fortunatamente- c’era anche qualcuno a cui la statua piaceva e che non era disposto a rinunciarvi.
Il presidente dell’associazione turistica Hanns Meyer difendeva animatamente il complesso e si pose a capo di una raccolta di donazioni per garantire che la statua rimanesse. Grazie a un prestito della città e di alcuni cittadini facoltosi, Meyer riuscì a pagare i 20.000 marchi chiesti da Marcks e il verdetto definitivo fu pronunciato: la statua sarebbe rimasta.
Gli anni a venire hanno dato ragione a Marcks e Meyer e oggi quasi tutti concordano sul fatto che la statua dei musicanti di Brema sia perfetta così com’è, dotata di una bellezza senza tempo.

La statua dei musicanti di Brema
Credits: A caccia di Stendhal

La follia nazista e l’epilogo dei musicanti di Brema

Gli “artisti degenerati”

Macks non ebbe una vita artistica facile. Durante il regime nazista fu dichiarato un “artista degenerato”. “Degenerati” era il modo in cui i nazisti definivano gli artisti la cui arte veniva considerata anti-tedesca, ebraica o di natura comunista, un “insulto allo spirito tedesco”. Questi artisti erano soggetti a sanzioni e punizioni, come essere dimessi dalle loro posizioni di insegnamento, il divieto di esibire o vendere le proprie opere e nei casi più estremi addirittura di produrre la loro arte. Nel 1937 venne realizzata una mostra a Monaco, la mostra dell’arte degenerata, che comprendeva anche i lavori di Marcks. Furono esposte 650 opere, disposte disordinatamente e accompagnate da didascalie ironiche per mettere in ridicolo gli artisti. La mostra ebbe un tale -infelice- successo che fece il giro della Germania e dell’Austria.

Nonostante le persecuzioni Marcks decise di restare in Germania. I nazisti gli confiscarono 24 opere e le distrussero e lo minacciarono: per un certo periodo non potè più lavorare. Come se non bastasse, nel 1943 il suo studio a Berlino venne bombardato durante un raid aereo e così perse altre importanti opere.

Die Deutsche Märchenstrasse

La statua dei musicisti di Brema sancisce la meta finale -o l’inizio- dei 664 chilometri della via delle fiabe tedesca (die Deutsche Märchenstrasse). L’itinerario comprende 70 luoghi da fiaba compresi tra Hanau, la città natale dei fratelli Grimm e -appunto- Brema. Durante il percorso è possibile visitare il castello di Sababurg della Bella Addormentata, la torre di Raperonzolo a Trendelburg, i boschi di Schwalmstadt percorsi da Cappuccetto Rosso, il paese di Christenberg che ha ospitato Hansel e Gretel e tantissimi altri luoghi incantati.

Ma i musicanti…a Brema ci sono o ci fanno?

Arriviamo ora alla domanda da un milione di euro: ma il quartetto di musicisti arriva o non arriva a Brema? Secondo la storia dei fratelli Grimm no: come abbiamo detto, decidono di fermarsi nella casa dei briganti, dove hanno trovato tutti gli agi necessari per vivere comodamente fino alla fine dei loro giorni. Saremmo tutti concordi e tranquilli se non fosse che a Brema, nei pressi della casa di una nota pittrice in Boettcherstrasse, è appesa questa targa:

La statua dei musicanti di Brema
La targa di Boettcherstrasse
Credits: Rami Tarawneh

In questo punto, nella cantina della casa di Paula Becker Modersohn, durante dei lavori di ristrutturazione fu ritrovata un osso di zampa di un asino, che un tempo si era messo sulla strada per Brema con un cane, un gatto e un gallo, per diventare musicanti della città. Un documento scoperto con i simboli dei quattro animali coraggiosi fornisce la prova definitiva che i musicanti di Brema sono effettivamente giunti fino a Brema.

“I musicanti di Brema” – Vinicio Capossela

Se non hai avuto voglia di leggere il mio riassunto della fiaba, puoi sempre ascoltare la storia raccontata da Vinicio Capossela (che mi ha reso la scelta della canzone estremamente facile).

Se hai trovato interessante scoprire i retroscena della storia e della costruzione della statua dei musicanti di Brema ricordati di condividere l’articolo. E se ti va scrivimi e seguimi sui social!

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02/03/2020 Brema Europa Germania

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